Descrizione
Portale archiacuto con sguanci strombati, figurati e quattro colonnine tortili in pasta vitrea addossate (due per lato), sormontato da lunetta a mosaico e da una cuspide fiancheggiata da pinnacoli. Nella cuspide è collocato il rilievo “Ecce Homo” di Augusto Passaglia e gli “Angeli con i simboli della Passione” di Giovanni Paganucci, e sopra era posta la statuetta di Aronne, primo sacerdote del Vecchio testamento, che simboleggiava il valore e la funzione del sacerdozio (oggi rimossa). Nella lunetta in basso troviamo il mosaico “La Carità e i fondatori degli istituti di carità” (Consolatrix Afflictorum) di Niccolò Barabino, gli archivolti raffigurano“Angeli che cantano gloria” di Giovanni Paganucci. Nei pinnacoli laterali troviamo le copie delle statuette di Adamo e Eva di Adriano Cecioni, che sottolineano la necessità della Passione per riscattare il peccato originale.
Gli elementi decorativi sono costituiti da complicati intarsi marmorei policromi a cui si alternano e si succedono elementi plastici monocromi, nonché quali foglie di acanto, dentelli, cartelle a motivi vegetali, girali d’ispirazione plastica, modanature, foglie stilizzate, losanghe, formelle a compasso rosette, formelle rettangolari e motivi geometrici.
Notizie storico critiche
Nel primo progetto del De Fabris per la facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore (1843) i portali laterali erano caratterizzati da un sistema cuspidato con nicchie trilobate sui pilastrini laterali, che si inserivano nel motivo decorativo dell’arco acuto che caratterizzava i rosoni. Nel progetto per il secondo concorso, invece, bandito l’11 maggio 1863, l’architetto progettò dei portali laterali costituiti da pinnacoli ai lati e sormontati, sopra la cuspide, da un elemento decorativo scultoreo. Le cornici e gli strombi richiamavano la Porta dei Canonici nel lato sud del Duomo. Nel progetto del terzo concorso, bandito il 27 novembre 1865, i portali laterali presentavano poche modifiche rispetto al disegno precedente, solo un maggiore dettaglio per la decorazione scultorea.
Alla realizzazione del ricchissimo apparato decorativo diede un contributo fondamentale la squadra di operai e scalpellini reclutata da Emilio De Fabris. La crisi fiorentina infatti, causata dal notevole indebitamento derivato dalle spese di Firenze capitale, permise di scegliere le personalità migliori tra le maestranze non occupate (muratori, carpentieri, fabbri, scalpellini). Come mastro dei marmisti venne selezionato Angelo Marucelli, detto il Canapino, di Settignano, già impegnato per conto del facoltoso inglese John Temple Leader nella ristrutturazione del castello neogotico di Vincigliata, dove aveva potuto apprendere e perfezionare l’arte dell’imitazione dell’antico, così praticata nella Firenze del tardo Ottocento. Egli divenne una figura emblematica sul cantiere e il De Fabris creò una scuola diretta proprio dallo stesso Canapino per “giovani lavoranti” (AODF, n.60, 25 marzo 1876). Accanto a lui operavano i due figli: uno si occupava delle tarsie, e l’altro, di nome Zulimo, era modellatore di ornati, e fu colui che realizzò i portali laterali e centrali della cattedrale.