Descrizione
Il calice ha il piede a sezione circolare orlato da cornici modanate, la cornice periferica è ornata da un giro di doppie foglie nervate ovali alternate a foglie più piccole; la cornice interna reca un motivo di ovoli incorniciati includente coppie di perline, la cornice successiva è liscia. Il campo interno del piede ospita eleganti baccellature a doppio profilo in leggero rilievo, frammezzate da dardi: queste si aprono verso le cornici come una corolla. Il fusto è articolato in nodi: quello principale, a vaso, è sostenuto da un raccordo a rocchetto modanato; il raccordo inferiore è liscio mentre l'ampio nodo principale è rivestito da baccellatura corniciate eseguite a rilievo: il loro profilo lobato, sulla spalla del nodo, è sormontato da un fregio di doppie foglie nervate e appuntite. Il raccordo superiore è anch'esso liscio e si dilata ad accogliere una sottocoppa baccellata a rilievo. La coppa è ampia, poco svasata, appena slabbrata all'orlo è dorata internamente e sul labbro. Una cornice liscia e specchiante fa da base a un fregio lavorato a giorno formato da perline e volute contrapposte sormontate da foglie tricuspidi che richiama una corona di giglietti
Notizie storico critiche
I due calici facenti parte del pendant furono consegnati nell'agosto del 1646 alla Guardaroba dell'Opera dagli orefici Niccolò e Jacopo Vanni, attivi in Cattedrale al fianco del padre Orazio probabilmente fin dal 1629, quando questi venne pagato per l'esecuzione di una coppa d'argento per il Santissimo Sacramento e certamente dal 1635 al 1638, quando la bottega di "Orazio Vanni e orefici" venne pagata per l'esecuzione del ciborio monumentale. L'attribuzione dei due calici in esame a Jacopo e Niccolò si ricava dalla lettura dello "Scartafaccio I" dove, in data 9 agosto 1646, è ricordato l'arrivo in Cattedrale, da Vanni orefici, di "due calici d'argento nuovi di peso [...] con la coppa dorata di dentro, e con il piede, e balaustro lavorato a baccellatura". Essi seguivano infatti altri due calici d'argento consegnati dalla bottega orafa alla Guardaroba poco più di un mese prima. Le numerose iscrizioni sotto i piedi d'appoggio permettono di ripercorrere la loro storia fra gli arredi della Cattedrale, anche se sfortunatamente nessun punzone è presente a suggellare l'attribuzione (documentaria) alla bottega Vanni. L'assenza del marchio, peraltro riscontrata in tutte le altre opere della bottega Vanni conosciute, è tuttavia qui facilmente spiegabile con i numerosi restauri che hanno interessato proprio il piede dei due calici, zona prediletta dagli orafi e dai saggiatori della Zecca per apporre il proprio contrassegno. I restauri documentati dall'iscrizione presente sotto questo calice, che reca anche la data dell'avvenimento, sono quasi certamente attribuibili a Bernardo Holzmann che restaurò una serie di manufatti della Cattedrale fra l'11 giugno e il 20 ottobre 1710. In particolare il 28 giugno consegnò "un calice di argento rifatto il cerchio da piede come la raperella al perno rimprontatevi la vite, ridorato la coppa bianchito e brunito come nuovo", mentre il 9 di agosto ne consegnò un altro, sempre di argento, a cui aveva "rifatto il cerchio saldato alla pianta, tornito e ridorato la coppa e patena", anche questo calice come di consueto era stato "bianchito e brunito come nuovo". Questo calice, a differenza del suo gemello, risulta essere stato oggetto di un ulteriore restauro avvenuto intorno alla metà del secolo XX da parte della bottega Maluberti, rinomata in Firenze e attiva fra gli anni trenta e settanta con laboratorio in via de' Pucci. Stilisticamente i due calici, dal nodo rigonfio ma non ancora tendenzialmente piriforme, appaiono perfettamente inseriti nella produzione fiorentina della prima metà del Seicento.
Relazione iconografico religiosa
I due calici facenti parte del pendant, dalle linee eleganti e di ottima fattura, appaiono oggi leggermente consunti perchè sono stati usati frequentemente per le celebrazioni in Cattedrale a causa della forma pratica e sobria unita a una particolare luminosità imputabile alla buona qualità dell'argento. L'ornamentazione, costituita essenzialmente da baccellature a doppio profilo, conferma la scelta da parte dell'Opera di Santa Maria del Fiore di commissionare arredi sobri ed eleganti, dalle proporzzioni classiche, perfettamente rispondenti alle deliberazioni tridentine sulla necessità dell'uso durante la Santa Messa di calici facili alla presa e sobri