Descrizione
Nel disegno a penna acquarellata con una cornice moderna di legno scuro e liscio, si può vedere il modello architettonico che Emilio De Fabris presentò al terzo concorso per la facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Notizie storico critiche
Questo progetto venne presentato, come già accennato, da Emilio De Fabris al terzo concorso indetto per la nuova facciata del Duomo di Firenze, nel 1867 (Cerretelli, in Due Granduchi, Tre Re e una Facciata, 1987, pp.210-20), e venne accompagnato da un opuscolo illustrativo (De Fabris, 1867).
Il disegno che in realtà differiva assai poco da quello presentato dallo stesso architetto al secondo concorso del 1864 ottenne pareri diversi dalla commissione giudicatrice, come viene rilevato nella scheda critica ad esso riferito, nel catalogo della mostra del 1987 sui progetti per la facciata (1987).
Alla fine comunque De Fabris vinse il concorso, pur per un pugno di voti e dovendo apportare alcune varianti al suo progetto la più importante delle quali fu eliminare le cuspidi laterali.
Il disegno è frutto dell'eclettismo del periodo, mescola variamente elementi tratti da diversi monumenti vicini, come la chiesa di Orsanmichele, il Campanile di Giotto, le fiancate del Duomo; erano previste delle varianti, visibili sollevando gli oculi e la fascia sotto la cuspide maggiore.
Relazione iconografico religiosa
L'opuscolo citato scritto da De Fabris spiega i cambiamenti fatti alla luce dei consigli della Commissione del secondo concorso e le ragioni di alcune sue scelte stilistiche:
Secondo me volevasi una facciata che fermasse nell'osservatore l'impressione d'un'opera del secolo XIV, eretta in Toscana da artefici che improntarono il loro stile su quello di Arnolfo, di Giotto e dell'Orcagna.
Paragona il suo lavoro a quello di un restauratore moderno che, dovendo mettere le mani su un dipinto del 1300, ha l'obbligo morale di attenersi fedelmente al carattere di quell'opera, per non rischiare odiose e ridicole dissonanze di sentimento e di stile. Per questo motivo sosteneva in maniera convinta l'idea di dover coronare l'edificio con cuspidi a triangolo che poi nello stadio finale dell'opera, come abbiamo visto, furono eliminate.