Descrizione
L’angelo, in marmo, veste all’antica con dalmatica e pallio, e con la destra sorregge una cornucopia in legno.
Notizie storico critiche
Assieme al suo "gemello" sempre conservato nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze (NCTN09/00230092), l'angelo reggicandelabro, sulla base del linguaggio classicheggiante di ispirazione neocinquecentesca che lo caratterizza e che risulta diffuso nell'ambiente artistico fiorentino tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del successivo, è databile alla prima metà del XIX secolo.
Relazione iconografico religiosa
Diversi studiosi ritengono che la matrice iconografica dell’angelo raffigurato come essere umano adulto risieda nella rappresentazione della Nike classica (Strzygowski, 1901; Wulff, 1914; Beck, 1936; Réau, 1956; Panofsky, 1964). Fino alla fine del IV secolo l’angelo è rappresentato aptero. Talvolta, in ottemperanza ad alcuni passi neo e veterotestamentari, è raffigurato come un uomo, talora addirittura barbato, come mostrano gli affreschi della catacomba di via Latina (Ferrua, 1960). L'aggiunta delle ali è da considerarsi una precisa scelta iconografica, una soluzione figurativa in grado di esprimere visivamente quanto stabilito da una complessa plurisecolare speculazione sulla natura delle forze angeliche, da leggere in stretta relazione con quella aerea dei venti. In forza del suo ruolo di mediatore tra l'uomo, essere di terra (Gn. 2, 7), e Dio, la luce suprema (1 Gv. 1, 5), l’angelo si configura infatti come personaggio “intermedio”. E la sua “natura aerea” è espressa dall’attributo delle ali, ereditato dall’iconografica tardo antica e pagana del venti.