Descrizione
L'opera raffigura il busto di un santo, vestito di un abito ecclesiastico scuro, che regge con la mano destra un crocifisso e porta la sinistra sul petto; la testa, abbassata, è caratterizzata da barba e capelli corti e circondata da un'aureola.
Notizie storico critiche
Non si conoscono al momento la provenienza del dipinto e la ragione della sua presenza nelle collezioni dell'Opera del Duomo. Donatella Pegazzano, autrice della scheda MIBAC OA (1992), ha avvicinato l'opera all'ambiente toscano della prima metà dell'Ottocento, senza sbilanciarsi sull'identificazione del santo effigiato, che in un secondo momento – come attesta l'appunto vergato a mano, sulla medesima scheda – è stato ipotizzato essere un santo gesuita, Ignazio di Loyola o Francesco Saverio.
Relazione iconografico religiosa
Nonostante il cattivo stato conservativo della tela non permetta una piena lettura dell'immagine, si può affermare con una certa ragionevolezza che il santo raffigurato sia Francesco Saverio: oltre all'abito talare nero, tipico del clero secolare ed adottato anche dai gesuiti, lo confermano i tratti del volto che si rifanno a quelli tramandati dall'iconografia saveriana, così come l'attributo del crocifisso sorretto con le mani. Quest'ultimo particolare – benché frequentissimo nelle raffigurazioni di diversi santi, a partire dal periodo della Riforma Cattolica e nel Sei-Settecento – accompagna spesso Francesco Saverio in quanto simbolo dell'infaticabile attività missionaria che condusse nelle terre orientali (India, Taiwan, Malaysia, Giappone, Cina).