Descrizione
Nella tela è raffigurato un uomo anziano e canuto, dall'incipiente calvizie e dalla lunga barba. L'uomo veste all'antica, con tunica e mantella, ed è colto in quell'atteggiamento assorto e pensoso proprio del filosofo antico. La testa è cinta da un clipeo. Con la destra sostiene un libro.
Notizie storico critiche
Nella scheda cartacea del 1992 a cura di Donatella Pegazzano, la figura di santo è identificata come Evangelista, lettura iconografica condivisa anche da Feraci nel 2006. L'atteggiamento pensoso del personaggio lascerebbe presupporre che si tratti proprio di uno dei quattro redattori dei Vangeli.
Stando a Lecchini Giovannoni (1993) la tela faceva parte degli apparati eseguiti nel 1588 per decorare il Duomo di Firenze. Tali apparati furono verosimilmente realizzati in occasione delle nozze del granduca Ferdinando con Cristina di Lorena da Giovanni Balducci e altri artisti del tempo. Anche Gualterotti (1589, pp. 125-28) ricorda l’opera tra le varie tele con gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa allestite all’interno del Duomo per i preparativi delle fastose nozze del granduca.
Relazione iconografico religiosa
Gli Evangelisti sono gli autori dei quattro evangeli accolti nel canone neotestamentario: i tre sinottici (Vangelo di Matteo, Marco e Luca) e il testo di Giovanni. La prima arte cristiana e catacombale li raffigurò spesso come filosofi antichi. L’iconografia cristiana delle origini, a partire dal IV secolo, riconobbe in loro i quattro grandi fiumi del Paradiso (mosaici e sarcofagi romani e ravennati). In seguito gli evangelisti furono associati ai quattro animali apocalittici visti da Ezechiele e da Giovanni (Mosaico di S. Pudenziana, S. Paolo fuori le mura a Roma). Sulla base del contenuto dei loro vangeli, le figure furono chiamate a simboleggiare gli avvenimenti principali della vita di Cristo (nascita, morte, resurrezione, ascensione): Matteo venne associato all'uomo, Luca al vitello, Marco al leone, Giovanni all'aquila. Come scrittori ispirati da Dio, sin dal V secolo gli evangelisti furono rappresentati in forma umana idealizzata, e vennero accompagnati dal loro simbolo. Furono altresì raffigurati seduti allo scrittoio o in piedi (mosaici di S. Vitale a Ravenna; Monte Athos, Stavronikita, ms. 43; Luca della Robbia, porta di bronzo del duomo di Firenze).
Quanto invece ai Dottori della Chiesa le loro rappresentazioni iconografiche, spesso associate a quelle degli Evangelisti, ebbero grande diffusione in tutto l'Occidente medievale, particolarmente nel XIII secolo. Originariamente in numero di quattro come gli autori dei Vangeli (Ambrogio, Agostino, Girolamo e Gregorio Magno), con l’aggiunta dei quattro padri orientali (Basilio Magno, Gregorio Nazianzieno, Giovanni Crisostomo, e s. Atanasio) divennero otto. Di solito accomunati in raffigurazioni unitarie, singolarmente gli otto Dottori della Chiesa presentano iconografie proprie, che subirono nel corso dei secoli variazioni difficilmente schematizzabili.