Descrizione
In prossimità di un’architettura, Anna, in veste bianco-azzurra, e Gioacchino, in veste gialla e arancione, si avvolgono in un abbraccio. Alle loro spalle due uomini assistono alla scena.
Notizie storico critiche
Sebbene Donatella Pegazzano, nella scheda di catalogo cartacea del 1992, abbia riportato l'attribuzione del dipinto a Giovanni Balducci, esso è stato riferito da Lecchini Giovannoni (1993) alla mano di Agostino Ciampelli. Secondo la studiosa la tela doveva far parte degli apparati decorativi approntati nel Duomo di Firenze per le nozze tra Cristina di Lorena e Ferdinando I, nel 1589. In quell’occasione al Ciampelli, ufficialmente compreso nell'ambito della scuola di Santi di Tito, fu commissionata la scena del Duca di Guisa che assale Calais al Canto dei Camesecchi. Il Gualterotti (1589, pp. 125-28), cronista del tempo, tiene a sottolineare che il programma iconografico dell’interno del Duomo era volto a celebrare i tre santi titolari della cattedrale: san Zanobi, santa Reparata e santa Maria. A questo scopo erano state commissionate delle storie in cui questi santi erano protagonisti. La nostra tela, rintracciata dalla Lecchini Giovannoni nei Depositi, dovrebbe appartenere alla serie di dipinti sulla vita della Vergine, verosimilmente collocati nella tribuna del Duomo.
Relazione iconografico religiosa
Il dipinto restituisce l’istante in cui Anna saluta sotto la Porta Aurea di Gerusalemme il ritorno del marito. Gioacchino, ormai anziano e senza figli, era stato infatti cacciato dal tempio poiché sterile e quindi considerato disonorato da Dio. Rifugiatosi tra i pastori, cui aveva affidato le sue greggi, ebbe in sogno la visione di un angelo e su suo consiglio decise di tornare a Gerusalemme. Intanto anche Anna venne confortata dalla visita dell'angelo, e i due infine si re-incontrarono alla Porta Aurea di Gerusalemme, gioendo entrambi della loro vista e del futuro che era stato loro promesso.
L’infanzia della Vergine, con le storie di Gioacchino e Anna, fanno riferimento ai vangeli apocrifi, in particolare al Protovangelo di Giacomo, citato anche nell'introduzione della Vulgata di san Gerolamo, e allo Pseudo Matteo. Il primo testo ebbe larga diffusione nel Medioevo e lasciò ampie tracce nell'iconografia religiosa, soprattutto per la parte che riguarda la nascita della Vergine e l'infanzia di Cristo. Ulteriori possibili riferimenti letterari sono lo 'Speculum Historiae' di Vincenzo di Beauvais (XIII secolo), in cui è riportata la vicenda della nascita della Madonna, e la 'Leggenda Aurea' composta da Jacopo da Varazze nella seconda metà del Duecento.