Descrizione
La scultura in bronzo, raffigurante Cristo morto crocifisso, vede una plastica sintetica e piuttosto sommaria nella definizione del volto, delle mani e dei piedi, differentemente dal corpo, molto magro e ben definito, che presenta un perizona fermato da due nodi e abbastanza drappeggiato, a coprire il bacino. Il capo, reclinato sulla spalla destra, è individuato da un volto poco delineato con tratti appena accennati. La bocca pare incorniciata da una riccia barba, mentre i capelli appaiono lunghi e appena mossi. Ai piedi della croce, come spesso avviene nei crocifissi di questo periodo, si trova un elemento aggiutivo, quasi una sorta di piccolo peduccio, che regge e solleva i piedi del Cristo, accentuando l'idea del corpo che si abbandona sotto il peso del dolore. Si intravede una sommaria ferita in prossimità del costato destro. Ai terminali dei bracci della croce, si trovano applicate teste di cherubini e alla base un teschio con tibie incrociate.
Notizie storico critiche
Il crocifisso si ricollega ai prototipi tardo cinquecenteschi. Appartiene infatti, ad una diffusa tipologia ed è riferibile ad un artista toscano della prima metà del XVII secolo.
Relazione iconografico religiosa
L'immagine del Cristo sofferente sulla croce è volta al pietismo devozionale, anche e soprattutto, in ragione della sua antica e duplice funzione rappresentativa, del Cristo crocifisso e del Cristo deposto. Ogni elemento, al di là della lavorazione approssimativa di alcune parti, è finalizzato a marcare il pathos e a favorire la commozione e il coinvolgimento del fedele. La presenza dei cherubini in prossimità dei tre bracci della croce, alluderebbe ai cherubini che sorvegliavano l'arca dell'Alleanza, rappresentando al tempo stesso, il Vecchio e il Nuovo Testamento: come si spruzzava sangue sull'arca nel giorno dell'espiazione così il sangue di Cristo è la nuova e perfetta espiazione per il suo popolo. I cherubini sono una memoria perpetua del punto di incontro del Nuovo Testamento col Vecchio. Inoltre, sempre sul piano iconografico, va osservato che compare ai piedi della croce un teschio con due tibie incrociate. Il simbolismo così richiamato è quello della interpretazione di Cristo come Adamo novello, che porta l'umanità a nuova vita, ma si collega anche alla credenza, diffusa a partire dal Medioevo, che la Croce fosse stata piantata proprio sopra la tomba del capostipite del genere umano, a simboleggiare il riscatto dal peccato originale. A questo riguardo, Cristo come nuovo Adamo è un'immagine che nasce con San Paolo che nella Prima lettera ai Corinzi fornisce il legame tra la morte di Adamo e la resurrezione di Cristo (1Cor: 15,21-22): "Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo."